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Europeo Lituano: primo bilancio

Dicevo di Nowitzki. Non conta essere forti come lui o più, impresa ardua in entrambi i casi: guardiamo come si è espresso in nazionale in tutti questi anni. Sempre pronto a sacrificarsi per la causa, volenteroso di mettersi a disposizione del coach e dei compagni. Nessuna polemica e tanto lavoro, anche quando i compagni non erano buoni come quelli attuali: ma questo non importava, perché lui giocava per la Germania senza se e senza ma. Uno che probabilmente anche in allenamento si fa il mazzo, che uno sprint lo fa al 100% e non al 40%. Questo 1) galvanizza il compagno di squadra che sa di poter contare sul campione (e sa che lo stesso gli passerà il pallone) 2) lo responsabilizza perché se lui si fa il mazzo, chi sono io per non fare altrettanto? Dunque, tutta la squadra si impegnerà al massimo. La disamina sui nostri potrebbe durare a lungo, si possono anche valutare le scelte di Pianigiani, alcune delle quali col senno di poi mi hanno lasciato perplesso, ma parlandoci chiaro, non è certo cambiando qualche nome nelle convocazioni che il succo sarebbe cambiato. Certo visto il magro raccolto sarebbe subito il caso di rivolgersi ai ragazzi e buttarli nella mischia (le nostre nazionali giovanili ben figurano nei tornei di categoria).

Allargando lo sguardo d’insieme, dopo il primo turno sconquassamenti non ce ne sono stati, perché noi purtroppo non facciamo notizia. Molto di più l’esclusione della Croazia (che amici molto più informati di me dicono essersi schiacciata gli zebedei con l’incudine da sola) che nel calderone balcanico ha aperto la strada alla sorprendente (fino ad un certo punto) Finlandia che arrivava dal torneino di qualificazione, di cui il nostro campionato ben conosce la mortifera coppia di guardie. Per loro passaggio meritato anche se ormai paiono già fuori da discorsi futuri. Il valore dei gironi E ed F è totalmente squilibrato, specie considerando le tante assenze che han colpito Grecia e Slovenia; l’impari rapporto di forza era limpido già all’inizio, con maggiore indiziato il girone D. E dire che pure su squadre come Polonia, Serbia, Francia, Gran Bretagna si erano abbattute defezioni significative (se pensate di inserire anche la Lituania per via di Motiejunas errore, il ragazzo è stato tagliato…). Si son qualificate Macedonia, con scontato contributo di McCalebb (del quale mi dev’essere sfuggita la lontana parentela con Alessandro Magno) e la Georgia, che stante l’infortunio di Pachulia sarà bella tappezzeria pur avendo dimostrato di essere una nazione emergente. Resto convinto che la vincente vada comunque cercata vicino a Lituania e Spagna. I primi hanno la solita temibile squadra in cui conta chi c’è e non chi manca (es. Kleiza) e ieri contro i serbi han mostrato anche il nuovo che avanza nella classe di Valanciunas. Gli spagnoli restano i favoriti, quelli che a leggere il roster ti chiedi come possano perdere (e pure quelli lasciati a casa sul divano sono una discreta squadretta), ma ancora non paiono sciolti e pronti a mettere le marce alte: l’ultimo quarto con la Turchia e la vittoria coi tedeschi racconta di un gruppo che ancora deve darsi una registrata. Che a questo livello mi convinco sempre più spetti ai giocatori piuttosto che a Scariolo. Se gli iberici rimangono questi, squadre che nella giornata giusta li possono battere ce ne sono. Tra queste le uniche dal cammino immacolato finora sono Russia e Francia. Gli uomini dell’est han navigato in un girone tutt’altro che dirompente vincendo con un tiro allo scadere del fino ad allora ectoplasmico Monya la sfida con gli sloveni, ma han dato comunque indizi di solidità e fisicità. La solita squadra rognosa. Quello su cui non devono scommettere è la solita giornata da fanti allo sbaraglio che negli scontri diretti solitamente taglia loro le gambe. I galletti invece hanno affrontato test più probanti (bellissima la gara contro i serbi), anche se ora sono attesi al varco dai due che li marchieranno a fuoco. Guidati da Parker che in questo torneo ci sta dando dentro sul serio (e visti il Rubio e Calderon difensivi, boh…), han mostrato buone cose anche dal resto del quintetto base, Batum su tutti. Salvo prova contraria anche loro sembrano della partita. Sulla Slovenia onestamente è meglio che non apra bocca, non avendola mai vista giocare, ma al momento si è tenuta sotto traccia come pure la Grecia, monca del suo miglior giocatore (che sarebbe anche il miglior giocatore dell’Eurolega) e di altri pezzi pregiati. Stasera avremo notizie più precise da entrambe anche se stati sicuri che gli ellenici si spingeranno fin dove le loro capacità li condurranno, non facendo parte della schiera di popoli che si martellano i piedi da soli. Restano ancora Germania e Turchia, che però io prevedo rimarranno fuori dai quarti. I teutonici han fornito delle belle prove col loro solito gioco, e oltre a Dirk han mostrato anche altri giocatori, Benzing quello che spicca. I turchi indecifrabili come sanno essere, capaci di superare la Spagna ma 24 ore prima rimediare una figuraccia contro i polacchi praticamente sprovvisti di lunghi. Sulla madre serba che dire, nonostante la doppia sconfitta trovarseli contro nei quarti, se passeranno e credo lo faranno (decisiva sfida coi turchi coi quali hanno un conto in sospeso dall’anno scorso), sarà sempre come avere a che fare con una serpe. La squadra è sempre pericolosa, guidata da Teodosic e Krstic, Keselj ha ritrovato vena e anche Savanovic è affidabile. Gli altri danno il loro apporto, ma è il carattere il loro fido alleato. Venderanno cara la pelle, ma li pronostico giù dal podio. Che tolte Spagna e Lituania, sarà affare alquanto complicato. Io la mia monetina la punto comunque, e dico Russia.

 
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Pubblicato da su 8 settembre 2011 in Basket Europeo

 

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Profili 1.Sarunas Jasikevicius

Un artista. Uno sbruffone. Una lingua lunga, kilometrica, e decisamente tagliente, ma da uno con una faccia come la sua, che sembra stata scalpellata da uno scultore cubista non ci si potrebbe aspettare diversamente. Uno con un volto così è predestinato a far parlare di sé. Sarunas Jasikjevicius è lituano e dà del tu al pallone arancione. È lituano perché così sta scritto sul suo passaporto, che in carriera ha dovuto mostrare innumerevoli volte, ma se state pensando alla fiera riservatezza russa, che può essere scambiata in gelida freddezza artica o alterigia, avete imboccato la strada sbagliata. Lui è diverso. Lui parla, parla, straparla e gesticola come un ossesso con tutti, compagni, arbitri, allenatori, pubblico, con la sua faccia spiritata che sarebbe degna di un ritratto di Munch, e questo ovunque abbia giocato. Cose da leader carismatico, cose da uno che il basket lo sa giocare per davvero e lo capisce nelle sue sfumature come pochi. Cose da uno che vuole vincere sempre, fosse anche il torneo di bocce estivo dell’oratorio, e che ama esercitare il proprio controllo totale su tutto sfruttando il suo magnetismo nell’attrarre ciò che lo circonda. Sarunas è un vincente. Ha cambiato casacca un sacco di volte in carriera, ha giocato in squadre prestigiose, e ha vinto. Tanto. E ancora non vuole fermarsi. Quest’anno il Fenerbahce, la sua squadra, ha vinto la coppa turca appena arrivato e sta conducendo il girone nelle top sixteen dell’Euroleague ben impressionando ed ambendo a traguardi più prestigiosi, come le final four. Prima della tappa turca ha giocato con Barçelona, Maccabi, Panathinaikos, il gotha del basket europeo insomma, e con ognuna di queste squadre ha vinto almeno un’Eurolega. Almeno, perché lui è un vincente. Quando era al suo apice qui, nel vecchio continente, ha deciso di provare l’avventura oltreoceano e si è accasato agli Indiana Pacers. Ha tenuto duro per due anni, ma lì ha fallito. Non lo hanno capito, non gli hanno dato modo di farsi capire. Non difende, è un bianco europeo che pretende di farsi sentire, troppo lento per un ruolo in cui ormai stanno emergendo sempre di più ragazzi atletici e potenti. La situazione della squadra poi, confinata nella melma della medio bassa classifica, non lo aiutava, lui abituato a giocare per vincere, sempre. Quando dopo un anno e mezzo è stato impacchettato nella trade che ha lo ha portato con diversi altri compagni a Golden State, si è capito che la sua seconda avventura americana si sarebbe chiusa quella stagione. Anche nella baia non riuscì ad entrare nelle rotazioni, finendo relegato ai margini della panchina, cosa che lui, il numero uno d’Europa, non poteva accettare. Una delusione per questo lituano atipico, cresciuto cestisticamente in terra yankee, prima alla Solanco High School in Pennsylvania e successivamente nei Terrapins di Maryland, college prestigioso nel programma cestistico, che alla nazionale americana stava per regalare la prima grande delusione nella semifinale olimpica di Sidney, quando un suo tiro da tre allo scadere che avrebbe proiettato la Lituania in finale si stampò sul ferro, grazie anche all’ottima pressione di Jason Kidd. Quell’edizione fu bronzo per l’uomo da Kaunas e a posteriori il primo segnale di vacillamento della potenza a stelle e strisce. Al torneo australiano seguì l’approdo in Catalogna dopo le due stagioni spese  a Rytas e Lubiana. In terra di Spagna arrivò il titolo al primo anno, ma per il trofeo più ambito, quell’Eurolega che ai blaugrana era già sfuggita quattro volte in finale, si dovettero aspettare le final four in casa, al Palau Saint Jordì nel 2003. Fu vittoria storica perché prima in assoluto per il club, anche se scorrendo il roster si scopre che in quel Barçelona oltre a Jasikevicius militavano Bodiroga, Fucka, il futuro NBA Varejao, Navarro, Femerling. Fu storica anche per il lituano, che a fine stagione passò tra le fila del Maccabi, squadra dall’illustre storia e bacheca, dove risplendevano già 3 titoli continentali ottenuti in otto finali disputate a partire dagli anni ’70. A Tel-Aviv il lituano andò a comporre un quintetto fantastico che oltre a lui vedeva Anthony Parker, Tal Burstein, Maceo Baston e Nicola Vujcic, un mix superlativo di talento, tecnica, atletismo che ne fecero la squadra schiacciasassi in Israele, scontatuccio, ma anche in Europa, dove per due stagioni imposero il loro meraviglioso gioco offensivo,  fatto comunque inusuale in un basket basato prevalentemente sulla difesa ed il gioco controllato, in cui spesso si vedevano (e si vedono) partite dal basso punteggio e dall’altrettanto discutibile spettacolo. Sarunas difende poco, vero. A volte omette del tutto, salvo poi sbracciarsi coi compagni per dei movimenti che loro s’intende, avrebbero dovuto fare. Ma un talento così cristallino nell’organizzare il gioco d’attacco, nel capire quello che propone la difesa per attaccarla al meglio è dote rara. Lui è un fuoriclasse e quelli come lui hanno capacità di lettura superiore, quelli come lui sanno far sembrare semplici cose complicate, quelli come lui sembra stiano facendo passaggetti di due metri inutili ed invece i suddetti non fanno altro che muovere la difesa e concederanno ad un compagno un buon tiro; quelli come Sarunas sanno anche dar via passaggi che risplendono come diamanti purissimi e coi loro canestri risolvono situazioni delicate. Idolatrato dai tifosi israeliani, al culmine della sua parabola europea dopo tre successi consecutivi, è tempo di rivincite. Il lituano anomalo torna oltreoceano. Il contratto siglato con i Pacers parla di 12 milioni di dollari in tre anni, ma appunto con 12 mesi d’anticipo e non più nell’agricolo Indiana, ma sulle coste californiane la sua seconda avventura americana si interrompe. Cinque giorni dopo la risoluzione del contratto con i Warriors Jasikevicius si accasa ad Atene, sponda Panathinaikos che è campione d’Europa uscente, guidato da un guru della panchina, Zelimir Obradovic. Il primo anno non riesce a confermarsi campione, nonostante l’arrivo del titolo greco (che dal ’98 ad oggi i verdi hanno mancato in una sola occasione), ma la stagione successiva è quella buona. Contando compagni come  Batiste, Nicholas, il futuro TWolves Pekovic e lo zoccolo greco composto da Diamantidis, Spanoulis, l’inossidabile Alvertis, arriva per lui la quarta Euroleague, record assoluto a livello europeo in quanto ottenute con tre club diversi, primo e finora unico nella storia. La finale è con gli avversari storici del decennio, i moscoviti del CSKA guidati da Ettore Messina e battuti due anni prima: la partita nello svolgimento sarà un Giano bifronte, coi greci che controllano agevolmente nel primo tempo salvo poi farsi rimontare venti punti nel secondo e vedere Siskauskas, sbagliare il tiro che avrebbe sancito una clamorosa rimonta. Punteggio finale 73 – 71 ed ennesimo trofeo che finisce in bacheca per l’ex Maryland, che resterà ancora un anno sul suolo greco prima di vivere un periodo turbolento: la breve parentesi baltica di qualche mese con il Lietuvos, la squadra che lo aveva lanciato sulla ribalta continentale e che ora sta coltivando l’astro nascente Valenciunas, che accompagna fino alle top sixteen per poi accasarsi ad Istanbul, complice una situazione finanziaria traballante del club lituano, per la nuova avventura in una squadra di vertice, quel Fenerbahce che già aveva allestito un team per puntare al bersaglio grosso, in un anno dove il Barça campione uscente resta probabilmente il favorito più per dovere che per effettivi meriti, dove non sembra ci siano squadroni schiacciasassi, in cui dunque la contesa resta aperta ed il nostro è invischiato una volta di più. Forse vincerà anche quest’anno, forse no. Il 2011 è anche anno di europei che si svolgeranno proprio in Lituania, ma lui non ci sarà per far posto alle nuove leve: il contributo alla Patria l’ha già apportato con l’oro nel 2003. Indubbiamente Jasikevicius ha rappresentato l’élite nel ruolo di playmaker puro nell’ultimo decennio europeo, sapendo sempre elevare la qualità della squadra in cui militava. Per ritenerlo un grande del gioco è già abbastanza.

 
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Pubblicato da su 4 marzo 2011 in Personaggi

 

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Basket: Road to Lithuania 2011

 

Missione medaglia? Ni. Per le 24 partecipanti dei prossimi europei l’obiettivo di salire sul podio sarà certamente uno stimolo, ma non l’ambizione trainante: come in tutte le edizioni che precedono di un anno l’avvenimento olimpico infatti quello che più premerà raggiungere sarà il pass per i Giochi, e a staccare il biglietto per Londra saranno solamente le due finaliste, almeno per ora, mentre quelle classificatesi tra terza e sesta piazza parteciperanno al preolimpico. Europei da vedere come qualificazioni insomma, dove per molte squadre fare bella figura non potrà essere esibita come prova di sufficienza. Per la prima volta il numero delle partecipanti è stato allargato a 24 dalle classiche 16, sintomo di un aumento del livello medio delle singole nazionali e probabilmente anche dell’aspettativa di un maggior ritorno dal punto di vista mediatico, di pubblico e di carta frusciante of course.I 4 gironi sono già stati sorteggiati, vediamoli assieme:

Girone A Girone B Girone C Girone D
Spagna Serbia Grecia Slovenia
Turchia Francia Croazia Russia
Lituania Germania Montenegro Belgio
Gran Bretagna Israele Macedonia Georgia
Polonia ITALIA Bosnia-Erzegovina Bulgaria
? Lettonia ? Ucraina

 

Indubbiamente a prima vista possono saltare all’occhio un paio di osservazioni: un qual certo non equilibrio nella composizione dei gironi, un grande calderone balcanico nel C e per quanto ci riguarda, ci sarà da sudare e anche parecchio. Detto per inciso c’è poco da lagnarsi perché se è vero che poteva andare meglio bisogna pure riconoscere che la posizione della nostra nazionale è frutto delle pessime annate precedenti avare di risultati e senza il sopracitato allargamento delle squadre avremmo dovuto sostenere un altro mini gironcino di poco antecedente agli europei per poter sperare di qualificarci, avendo fallito ancora una volta in quello precedente che guarda caso è stato vinto da Israele e includeva pure la Lettonia: in sostanza una fresca possibilità di riscatto.

Analizzare le nazionali ed il loro potenziale è un bel giochino seppur sterile: le formazioni sono solo frutto di supposizioni, in realtà i roster andranno formandosi man mano che ci si avvicinerà all’appuntamento baltico e saranno dettati da infortuni, voglia, miriadi di altre valutazioni tecniche e non, dunque mi addentro in un affresco fine a se stesso ma che comunque è divertente provare a dipingere.

Il gruppo più difficile mi sembra quello A: è vero che si qualificano le prime tre per la seconda fase, ma inserire potenziali candidate alla vittoria come Spagna, Turchia e Lituania già dall’inizio trasformerà il girone in una lotta tra squali; sarà interessante vedere il primo che azzannerà.

Juan Carlos Navarro "la bomba"

Dovessi piazzare un soldino, io lo metterei sui padroni di casa qualunque sia la formazione con cui verranno giù, la spinta che arriverà dagli spalti dei palazzetti di questo staterello in cui il gioco inventato dal professor Naismith è lo sport nazionale aiuterà e non poco, fermo restando che questi sono tosti sia se le stelle rispondessero alla chiamate ( i vari Kleiza, Kaukenas, Javtokas, Songaila, i gemelli Lavrinovic e parere personale l’immarcescibile Jasikevicius) sia che non lo facciano. Gli iberici sono sembrati appannati nei mondiali della scorsa estate ma a livello di talento puro li reputo ancora i numeri uno e forse neanche di poco: più che gli NBA in generale bisognerà vedere se parteciperà il principe catalano, fermo restando che pure senza Pau gli spagnoli potendo contare sul campionato più competitivo d’Europa hanno il potenziale sufficiente per vincere comunque con i vari Navarro, Llull, Gasol Jr. e Fernandez, e magari il problema sta proprio qua, ossia nel togliersi di dosso il complesso di superiorità e mettersi a sudare in pantaloncini e canotta come gli altri: nessuno vince sulla carta. Dei turchi argentati nei mondiali casalinghi posso dire che sono lunghi, ma lunghi davvero, e voluminosi, con Erden e Asik che avranno alle spalle la loro prima annata oltreoceano, Turkoglu che ha ritrovato vena nei Magic,  Ilyasova, il possibile rientro di Okur, senza citare gli europei, da Tunçeri a Gonlum. Che passino il turno le tre corazzate è abbastanza scontato come una tripla di Ray Allen, ma attenzione alle sorprese che possono venire dalle guastatrici Gran Bretagna e Polonia. I sudditi di Sua Maestà ritengo che tutt’oggi abbiano un rapporto freddino con la palla a spicchi, ma attingono dalle doppie cittadinanze provenienti dall’Africa e dunque potrebbero schierare Luol Deng, stella delle qualificazioni, Ben Gordon, Azubuike e Mensah-Bonsu che proprio gli ultimi arrivati non sono e qualche grattacapo potrebbero crearlo, amalgama permettendo. I polacchi invece vantano un giocatore NBA, il buon Marcin Gortat, ed una solida squadra cresciuta negli ultimi anni anche grazie all’assidua partecipazione all’Euroleague del Prokom, che non avrà sfornato fuoriclasse ma ha il merito di aver espanso e consolidato il movimento cestistico all’interno dello stato. Giocando contro i più forti si migliora ed ora anche la Polonia merita la sua considerazione. Per quanto riguarda la sesta che ancora deve uscire dal triangolare tra Portogallo, Finlandia e Ungheria con queste due ultime da me favorite, credo avrà un compito come quello dello sparring partner di George Foreman prima dell’incontro con Alì a Kinshasa: scomodo.

Il gruppo C è quello più singolare, una formazione ancora deve essere assegnata dal triangolare di cui sopra come nel caso del girone A ma i 4/5 saporano di ex-Jugoslavia e la testa di serie, trattasi della Grecia, sul piano geografico si colloca comunque in zona balcanica. Prevedo esiti frizzanti, nonostante le due compagini maggiormente talentuose delle 6 repubbliche una volta unite si collochino altrove, parlo di serbi e sloveni. Occhio alla new entry Montenegro guidata da Pekovic che potrebbe recitare la parte del più classico sassolino nelle scarpe che ti rende claudicante. Qualche prurito potrebbero crearlo anche la Bosnia di Teletovic e la Macedonia, se schiererà McCalebb e Greene, americani purosangue entrambi protagonisti nel campionato italiano. Sulla questione elargizione passaporti poi meglio sorvolare..

Tomic prega per una medaglia..

La Croazia invece garantisce tutt’altra sostanza, potendo contare su ottimi elementi a livello europeo orchestrati da Popovic, che dirigerebbe calibri come Tomic, Vujcic, Ukic, Planicic.Per ultima quelle che io considero la prima, la Grecia, deludente negli ultimi mondiali ma mai da sottovalutare nell’organico e nella capacità di far gioco ed essere avversaria tignosa. Le due eterne protagoniste nel panorama europeo dei club forniscono di numerosi elementi alla nazionale, solo per citarne due Spanoulis e Diamantidis, forse il giocatore più versatile del vecchio continente, ma i greci sono ben coperti in tutti i ruoli, con panchina lunga e dovessero imbroccare l’estate giusta io li vedrei proiettati molto in alto.

Il gruppo D per le mie conoscenze mi pare quello di livello più basso, con due nazionali qualificate, Slovenia e Russia, e 4 comparse di medio-bassa qualità a giocarsi la terza piazza.Sugli sloveni sempre stessa solfa, tanti nomi, tanto talento, quest’anno concomitanza con un’ottima stagione dell’Olimpia Lubiana ma mancanza cronica del quarto per fare il dollaro, però la legna c’è coi vari Dragic, Udrih, Nachbar, Slokar, Brezec, Lakovic, Becirovic, Smodis e soci, quel che si aspetta è la scintilla incendiaria in senso buono, abbandonando le lotte tra galli di cortile.I russi sono incappati in una pessima stagione a livello di club in Euroleague, ma dovessero poter contare sulla presenza di Kirilenko e della loro batteria di lunghi potrebbero rivelarsi pericolosi, e ostentare qualche pretesa di podio se funzionasse la cabina di regia, cosa di cui dubito.

Axel renderà il Belgio protagonista?

L’ultimo posto che garantirà l’accesso alla fase successiva sarà forse affare tra belgi e georgiani, il che è tutto dire: di entrambe le squadre conosco poco, anche se la scorsa estate il Belgio si è piazzato alle spalle dei britannici nel girone di qualificazione. Nomi noti? Da me, solo Van Der Spiegel, Hervelle per i trascorsi al Real e Mbenga che porta fisicità e.. Nella squadra del Caucaso invece la stella polare mi azzardo a dire dovrebbe essere Zazulone Pachulia, per il resto anche qui colpevole vuoto assoluto.Ancora meno saprei sbilanciarmi sull’Ucraina della coppia di lunghi Fesenko – Pecherov e sulla Bulgaria, ma mi sentirei sicuro di affermare che non saranno protagoniste.

Per ultimo il nostro raggruppamento, dove parere mio sono capitati i due top team più talentuosi ma al contempo discontinui assieme agli sloveni, il che può significare da un lato una chance di batterli e dall’altro la possibilità di essere piallati come dei manifesti. Testa di serie formalmente rimane la Serbia che vanta sì qualche uomo accasato oltreoceano, ma di cui forse potrebbe e dovrebbe privarsi per trarne vantaggio, riferimento a Darkone Milicic e al detrito ambulante Stojakovic in primis seguiti a ruota dallo snow man Radmanovic; su Krstic nutro qualche perplessità, nel senso che non ritengo sposti troppo però male non fa ed in effetti in Turchia era l’unico presente. I migliori in Europa mi sembrano Rakocevic su tutti tampinato da Teodosic, MVP dell’ultima Euroleague, ma è anche vero che negli scorsi mondiali han fatto strada perché privi di stelle appagate, soprattutto dal lato economico, ed infarciti di giovani (Keselj, Bjelica, Perovic,..) con la famosa fame di rivelarsi al grande pubblico ad affermarsi su un palcoscenico importante (il più anziano dei dodici doveva essere il 27enne Savanovic, esordiente in nazionale), politica che in Serbia tende a pagare perché possono attingere da un serbatoio dalla profondità e qualità secondo a nessuno, almeno a livello europeo.Diverso il discorso per la Francia, che sfrutta il talento dei giocatori neri (l’ultimo bianco di valore che ricordi è Foirest, e sì è un po’ datato) e potrebbe tranquillamente schierare un quintetto composto interamente da NBA e pure di livello con Parker, Pietrus, Batum, Diaw e Noah, tenendo in panchina atleti come Beaubois, Turiaf o Mahinmi che contro compagini europee potrebbero assolutamente spostare l’ago della bilancia. I transalpini vantano buoni giocatori anche nella vecchia Europa, come Gelabale o De Colo, ma è chiaro che un effettivo valore alla compagine francese dovrebbe essere dato sapendo quanti giocatori NBA schiererà e soprattutto se tra questi risulterà o meno monsieur Tony, che ritengo da facile profeta l’uomo che potrebbe avanzare la candidatura dei galletti al titolo e non solo ad una onorevole posizione.Anche le altre nostre tre avversarie vantano un giocatore NBA, ed è ovvio che la Germania ne sia quella più condizionata: tutto inizia e finisce con Dirk che eventualmente potrebbe essere coadiuvato da Kaman, infortunato da una vita ai Clippers che tempo addietro aveva legato una sua partecipazione alla nazionale solo se in compagnia del tedesco di Dallas, il quale dalla sua non ha ancora preso una posizione ufficiale sull’argomento: vorrebbe esserci perché le Olimpiadi sono un sogno ma dipenderà da molti fattori, di salute, logoramento e risultati della stagione americana, suppongo. Negli ultimi mondiali si è messo in risalto Jagla, anche se togliendo l’acuto della vittoria in over time sui serbi i teutonici non han combinato granchè.

Casspi sarà un brutto cliente

Israele ha tra le sue fila il gioiellino Omri Casspi, ma l’ala dei Kings è parte di una struttura di squadra più estesa ed equilibrata, dove incidono anche Halperin, Eliyahu, Burstein, Blu: un brutto cliente che infatti già ci ha battuto nel primo girone di qualificazione verso la Lituania.Abbiam calato le braghe pure di fronte alla Lettonia con cui abbiam perso una sfida su due, ma nonostante possano contare su Biedrins non vedo i lettoni come autentico ostacolo: se non si battono significa che è meglio impacchettare le valigie e tornarsene a casa, che la competizione non è per i nostri denti ancora da latte.

Infine noi, l’Italia: non abbiamo mai giocato con tutti e 3 gli NBA assieme, l’estate scorsa con i soli B&B abbiam fatto vedere alcuni buoni sprazzi pur se niente di trascendentale, quel che più deve incoraggiare è che abbiam mostrato miglioramenti nel gioco e nell’atteggiamento man mano che si creava amalgama ed abitudine al giocare assieme, il che comunque è palese ad oggi non basterebbe per far strada in un campionato che si annuncia bello tosto. Io son convinto che se Danilo venisse potrebbe cambiare e non di poco le nostre prospettive, pur senza addossargli un fardello eccessivo di aspettative. Secondo me tra i 3 è quello con maggior personalità, voglia di vincere, atteggiamento di coinvolgimento nei confronti dei compagni, tralasciando la parte tecnica, ovvero quello che può portare e modificare in attacco più che dietro, ed è tanto. Se è vero che il leader puramente realizzativo continuo a pensare sia Bargnani, quello che prende in mano la squadra potrebbe essere Gallinari. Qualche giocatore lo abbiamo anche in casa nostra, penso a Mancinelli, Gigli, Poeta, Amoroso, Maestranzi, Datome, Carraretto, Crosariol, Amadori: nessun fenomeno ovvio ma quel che dovrebbe contare per noi è la chimica nella formazione. Ricordo sempre che la generazione precedente a questa ha occupato ogni gradino del podio a livello europeo ed ha vinto il meraviglioso argento olimpico ad Atene senza avere fuoriclasse ma un gruppo di ottimi giocatori che sapeva essere squadra con la S più che maiuscola. Ovviamente trasportare tutte le parole ed i buoni propositi in campo non sarà operazione semplice, ma l’estate scorsa sembra essersi avviato il rodaggio dopo gli ultimi anni colmi di prestazioni opache. Possiamo anche credere e sperare che i 3 figli d’oltreoceano abbiano macinato chilometri che li abbiano fatti crescere in esperienza, prontezza, leadership. Il resto lo dirà il campo.

In definitiva io ritengo ci siano sette compagini che se la possano giocare : Spagna, Turchia, Lituania, Serbia, Francia, Grecia e Slovenia, con la Croazia e la Russia a traino. Onestamente l’Italia non saprei dove collocarla, le mie sono più speranze che convinzioni, però giocarcela per il terzo posto nel girone dovrebbe essere obiettivo primario ed abbordabile, da lì in poi si va avanti partita dopo partita senza tanti calcoli che fan sempre male, soprattutto se si pensa che le partite successive dovrebbero essere contro le tre big del gruppo A, salvo sorprese.

Se dovessi dare il mio podio virtuale, pronto ad essere sconfessato dai fatti, ad oggi dico:

  1. Spagna
  2. Lituania
  3. Grecia

E voi?

 
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Pubblicato da su 3 marzo 2011 in Basket Europeo

 

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