Finalmente. Dopo aver sudato un’intera stagione, aver visto la patuglia delle pretendenti assottigliarsi giorno dopo girono, partita dopo partita, é arrivato il momento. Ne restano solo due ed il duello promette bene. La finale di quest’anno ci consegna due protagoniste insolite i cui destini il fato ha pensato bene di intrecciare in una matassa a doppio filo. Si tratta di storia recente, entrambe sono alla seconda apparizione in finale ed ovviamente tutti ci ricordiamo ancora la prima, anno 2006 primo titolo per gli Heat e sanguinosa sconfitta a dir poco per Dallas che la serie l’aveva in mano e probabilmente era anche la squadra più forte. In Texas quella sconfitta non l’hanno mai digerita ma quest’anno pare l’abbiano metabolizzata usandola come benzina per arrivare nuovamente al capitolo decisivo, trovandosi nuovamente di fronte alla squadra della discordia. Il loro sembra anche tanto suonare come ultimo ballo, e verosimilmente per questa squadra questa potrebbe davvero essere l’ultima chiamata per salire sul treno degli anellizzati. Questa stagione suona tanto come terra di mezzo in vista di come la lega uscirà rinnovata dal lockout, comunque sia pronta per una nuova saga. Tanti vecchi leoni a suonare l’ultima carica e destinati a lasciar spazio alla batteria di giovani felini affamati che già quest’anno ha messo pressione. Da parte mia nessun dubbio che nel prossimo decennio l’Nba cambierà livrea, in peggio probabilmente dal punto di vista qualitativo ma comunque cambierà.
Della finale che inizia stanotte che dire, una vera favorita non c’é anche se tutti gli occhi e le aspettative sono puntate su Miami ed il suo trio, logico aspettarselo: negli States siccome alla maggioranza questi signori non sono esattamente simpatici stanno pensando di abiurare al sconfinato patriottismo mettendosi nelle mani del tedesco da Wurzburg, scelta nemmeno tanto malvagia. Anche io non impazzisco per gli Heat, anzi, ma attraverso percorsi opposti entrambe han meritato di trovarsi qui. Miami non mi piace e vi spiego perché: non mi piace il modo di atteggiarsi delle sue star, più saltimbanchi che giocatori, non mi piace il modo in cui la squadra é stata creata, ovvero dai giocatori e non dal management, non mi piace come non gioca, perché il basket nella mia visione romantica dovrebbe essere un gioco di squadra sviluppato armonicamente, mentre qui assistiamo si ad una buona difesa ma anche ad assoli peripatetici in attacco, assoli che pero’ essendo eseguiti dai migliori solisti tendono a convertirsi in punti e vittorie. Concetto di basket per me obbrobrioso, ma anche dannatamente concreto. Già, perché contro questi Heat si possono dire tante cose e trovare tanti argomenti, ma a conti fatti la loro strategia paga, ed al primo anno assieme son li a giocarsi la finale. Questo potrebbe aprire il capitolo sulla deriva del basket statunitense ma non mi sembra il caso. I fatti dicono che Miami ha saputo battere sia Boston che Chicago, proprio contro i Bulls son stati bravi anche giocando peggio per lunghi tratti durante le partite nella wind city a rimanere sempre a distanza di zanna, colpendo poi nelle fasi cruciali dove freddezza e talento li hanno promossi. Questa é comunque una squadra che sin dal primo giorno di vita si é trovata un macigno di pressione addosso tanto che Damocle a confronto viaggiava in prima classe. Sono gli stessi giocatori che hanno iniziato la stagione zoppicando, annaspando, infilando poi filotti di vittorie ma perdendo quasi sempre le sfide con le pretendenti al titolo. James é quello che ha sbagliato tiri decisivi a raffica, Bosh il reietto che a metà stagione sarebbe stato meglio sacrificare per rendere la squadra più equilibrata dotandola di un centro ed un play di livello, Wade il closer che pero’ lasciava l’incombenza a quello grosso. Parole che confermano come la stagione regolare fornisca indizi, non sentenze, e soprattutto mette a nudo l’incompetenza di chi giudica e pontifica dopo un tiro, una partita, un mese. Alla triade della Florida va dato tempo, non tanto per cementare il gioco di squadra, quello delle menti intelligenti lo possono fare anche in poche sedute, quanto piuttosto per smussare il loro ego ed incastrarlo in modo vincente, processo che pare su una buona strada. Dovessero vincere già da quest’anno, io sono scettico sul fatto che nelle stagioni successive vedremmo aumentare esponenzialmente la qualità del gioco espressa: il canovaccio sarebbe bene o male lo stesso anche perché ripeto mi duole dirlo ma porta i suoi frutti ed è in primis congeniale alle sue star che vedrei più restie a calarsi in un vero sistema.
Sull’altra sponda aspetta Dallas, l’underdog stagionale anche se nel pazzo West di sparatorie ce ne sono state tante e le vittime illustri due, Spurs e Lakers. Io stesso nutrivo dubbi sulla loro tenuta mentale, la capacità di restare continui in una singola gara ancor prima che nel corso della serie, anche perché in fondo la squadra era la stessa delle ultime deludenti stagioni: ottima regoular season seguita da precoce eliminazione. Lecito dunque non attendersi sostanziali novità: ovviamente sono stato smentito. I Mavericks hanno mostrato ottima solidità da veterani navigati, non sono mai andati nel panico riuscendo a gestire al meglio molto situazioni complicate. Han chiuso la serie con Portland dopo essersi fatti rimontare un vantaggio di 20 punti da un ispirato Roy in gara 4, episodio che gli anni passato avrebbe aperto crepe. Sono rientrati da svantaggi in doppia cifra agguantando partite nei minuti finali e vincendole: é successo coi Lakers in gara 1 e contro i Thunder nell’incredibile gara 4, quella del super Nowitzki. Ma non era mica gara 1? Pardon, il tedesco ha concesso il bis. Dirk sta giocando dei playoffs pazzeschi, sempre sotto controllo, sempre calmo anche dopo le vittorie, perché lui sa. Sa anche che tornare in finale non significherà nulla se poi non la vinci, e mi sembra che non sia l’unico ad esserne conscio: in squadra ci sono tanti giocatori già scottati da tante delusioni in passato, Kidd su tutti ma anche Marion, Peja, Terry. Per questo nonostante abbiano mostrato il basket più bello nei playoffs finora (assieme a Memphis aggiungerei) sanno che lo scoglio più difficile si presenta ora. Tutto ruota intorno a Nowitzki logicamente, che fagocita il gioco raramente ed é molto migliorato nel leggere le situazioni in campo: delle sue meravigliose prestazioni mi fa più piacere ricordare gli assist ed i ribaltamenti di gioco piuttosto che i soliti inspiegabili canestri. Attorno a lui agisce una batteria di tiratori ed un centro intimidatore ma molto mobile, che anze senza veri movimenti in attacco ti obbliga ad onorare la sua presenza in zona ferro. Kidd é un play che nonosante alcune sue croniche letture enigmatiche muove il pallone con grande sagacia, suoi tanto hockey pass, e nonstante la tecnica nel tiro si é rivelato più che affidabile. La panchina inoltre offre preziose risorse, da Terry of course a Stojakovic e Barea: molto bene il portoricano, con pochi fronzoli e tanta voglia di attaccare dal pick’n’roll dal quale genere spessissimo situazioni vantaggiose.
In finale il fattore campo dice Miami, che in casa ancora non conosce sconfitta ma si trova una squadra che invece ha vinto le ultime 5 in trasferta e lasciando stare i numeri ha dimostrato pochi disagi a giocarsela ovunque. Gli accoppiamenti conteranno cosi come gli eventuali aggiustamenti, anche se la garra, le motivazioni come al solito avranno il loro bel peso a questo punto: chi ne saprà gettare di più sul campo acquisirà un fondamentale vantaggio. Probabile vedremo Stevenson su Wade e Marion su LeBron, mentre dall’altra parte il tedesco sarà preso in consegna da Bosh presumo e Haslem. I Thunder in gara 1 han provato tutti i difensori possibili senza risultati, anche se nella serie Collison si puo’ dire abbia fatto un eccellente lavoro di contenimento. Bosh allo stesso modo puo’ dargli noie anche perché se la marcatura verrà replicata lo terrà impegnato in difesa. Sarà interessante vedere l’impatto tra le due squadre perché sostanzialmente han giocato basket agli antipodi per ora, causa anche le conference di appartenenza. Dna davvero diversi, idea mia quanto tempo riuscirà a stare in campo Chandler e l’apporto di Barea e Marion saranno risposte importanti per capire come si orienterà la serie, che nonostante la mia avversione verso gli Heat li vede comunque coi favori del personalissimo pronostico. Per entrambe sarà l’avversario più solido incontrato finora.