Dalla prima parte si può evincere un mio credo: questa stagione sarà pazzerella e si presta a colpi di scena. Oltre a giocare molte partite ravvicinate, che genererà squilibri fisici e premature gambe molli, ci saranno squadra che dovranno gestire una pressione maggiore a cui mai erano state abituate, e la pressione di raddrizzare una stagione iniziata male in fretta può mietere vittime. L’Est nel suo complesso mi sembra inferiore all’Ovest anche se vanta la punta di diamante degli Heat:
Non solo gli astri ma anche le mosse di mercato (altrui) dicono essere l’anno di Miami. Squadra immutata, un paio di movimenti marginali come la rinuncia a Eddie House, ma l’arrivo di un super giocatore di complemento come Battier. L’ex Duke è un collante, duttile, intelligente, difensore e la mette dall’angolo. Risulterà comodissimo e con lui potrebbero davvero aver fatto tombola, anche se il reparto guardie ed ali al momento è discretamente affollato. Dopo un anno amaro la squadra avrà voglia di rifarsi ed è probabile mostri un nuovo approccio a cominciare dai suoi leader che forse han saputo apprendere lezioni dalla sconfitta. Inoltre dodici mesi sulle spalle sono un buon rodaggio. Non sono un loro fan ma se anche LeBron adatta il suo gioco questi a giugno tagliano la retina.
Anche perché le contendenti non mi sembrano migliorate, tuttalpiù sono rimaste intatte. Chiaro siamo a dicembre e attendo cambiamenti.
Chicago sostituisce Bogans con Hamilton, giocatore che garantisce più attacco e tiro ed in difesa se l’è sempre cavata. Non genera attacco da solo però, bensì sfruttando il gioco di squadra essendo principesco nel muoversi senza palla. La novità è tutta qua e non sono certo basti. Sotto le plance perdono il maestro Kurt Thomas e saranno da valutare i progressi di Asik. Io non so se questa squadra cambierà così tanto da quella che ha perso 4-1 in semifinale. Rose, Deng e Boozer restano le punte, il numero 1 ha mostrato grande sicurezza nel tiro da fuori ma al momento li vedo dietro come l’anno scorso.
Boston non è da considerare per il titolo. Nobile di medio-alto cabotaggio, ma in decadenza. Inoltre la sfortuna non li abbandona perché devono rinunciare per la stagione a Jeff Green, fermato da problemi cardiaci. Un vero peccato. Glen Davis è stato scambiato per Brandon Bass, lungo con maggior stazza ed esplosività, ma tutti gli altri innesti sono solo riempitivi: Wilcox, Dooling, Daniels. Non vai lontano con questi. Qualcosa di buono, ma senza sovvertire gli ordini, potrà darlo Pietrus. O’Neal in mezzo è polvere, Rondo avrà in mano tutte le chiavi ma poi si bussa sempre dai tre vecchi. Che han mostrato di non essere più quelli di due anni fa, in primo luogo nella tenuta. Non si è cambiato per gratitudine ed è una scelta comprensibile, ma parliamoci chiaro, si paga.
New York è un palco di solisti, cui il direttore d’orchestra dovrà imprimere la partitura. La loro mi sembra una squadra monca e papabile di ritocchi. Mancano di una testa perché non puoi partire in regia con Douglas. I sostituti al momento sarebbero Bibby ed il Barone, una scommessa. Chandler in mezzo aiuta di sicuro perché prima transitavano cani e porci, in attacca la palla va a uno dei due tenori e vediamo cosa succede. Urge trovare contributo dalla panchina anche se con D’Antoni si gioca corti, però ancora non ci siamo. Se fanno strada è per carenze altrui.
Le altre – il livellamento mi sembra verso il basso. Orlando lascia andare Arenas e Carter, contratti pesanti, ma non aggiunge nessuno a meno di non prenderci in giro citando Larry Hughes. Ciccio Davis ovviamente non sposta. Se volevano invogliare Howard a partire ci stanno riuscendo, fermo restando che anche il centrone ha svariate colpe per l’andamento della squadra. Oppure piano B, stanno aspettando un’offerta che gli garba per lasciarlo andare incamerando i dividendi. Per Bynum più altro, per esempio, ci sarebbe da ascoltare con attenzione.
La stessa Atlanta la vedo meno competitiva, perché se perdi Crawford sostituendolo con McGrady non puoi essere contento. A meno che il tuo colpo non sia Radmanovic o ti senta tranquillo aggiungendo Willie Green e Pargo. Solito spartito, possono anche fare strada ma in fondo non se li fila nessuno.
Chi invece penso possa disputare una buona stagione è Philadelphia, squadra briosa, divertente, con ragazzi futuribili. Se Holiday e Turner sono progrediti possono già scalare un gradino, inoltre anche loro possono contare su diversi cambi permettendosi gente come Lou Williams e Young dalla panca; o Nocioni che nemmeno gioca. Unica controindicazione la data di scadenza su coach Collins che dopo qualche stagione idilliaca coi suoi inizia sempre a puzzare.
Indiana è un altro team che quatto quatto potrebbe navigare in zona playoffs senza troppi patemi, avendo aggiunto David West ad un nucleo già solido che nel primo turno diede filo da torcere ai Bulls. L’unica perdita è stata Dunleavy emigrato ai Bucks, per il resto Collison, Hill, George, Granger, Hansbrough e Hibbert costituiscono un blocco su cui contare anche in prospettiva. Il guastatore Amundson aggiunge energia e un po’ di botte.
I Nets per ora han risollevato il prestigio ma solo di facciata, perché giocatori di grido ancora non se ne vedono e Brooke Lopez è rotto per parecchio. Deron predica nel deserto alla ricerca di qualcuno che emerga come spalla: Okur coprirà il buco in mezzo, innesti come Stevenson sono discreti ma alla fine sempre riempitivi. Certo rimane un volenteroso Humphries, esploso tardi, e se Kirilenko tornasse in America viste le connessioni russe potrebbe trovare casa qui. Ma una squadra che paga oro Travis Outlaw e dopo un anno lo scarica non ha idee molto chiare.
Exploit dal basso potrebbero giungere da Charlotte, squadra piena zeppa di ali, alcune anche con più che discreto talento (Diaw, Maggette, Tyrus Thomas) che dovrà scoprire quanto vale Kemba Walker. Milwaukee, perso ormai Redd, ha la solita discreta squadretta, con Jennings, Dunleavy, Delfino, Stephen Jackson, Bogut e mestieranti vari, valevole forse di un’ottava moneta. Però andando a fiuto non li vedo tra i favoriti.
Certo se la passano meglio di altre squadre che giacciono sotto, in una poltiglia senza grandi spiragli per emergere, in cui da tenere d’occhio saranno i nuovi arrivi: Vesely a Washington, la meno disgraziata, e Irving a Cleveland. Valanciunas invece rimane in Lituania assieme a Weems quindi per Toronto, parere mio, si prospettano tempi difficili con buona pace per Bargnani.
E Detroit? Lost in transactions.